Università: se sì, quale?

Secondo una ricerca effettuata da Almalaurea, la facoltà che garantisce un futuro più “solido” ai propri laureati è quella in Medicina, una delle facoltà più selettive (se non la più selettiva) in ingresso del nostro Paese. Dal 2008 al 2011 infatti, i laureati di questa facoltà hanno avuto salari più alti e una maggiore probabilità di trovare un impiego. Viceversa, da questi punti di vista le facoltà più penalizzate sembrano essere Psicologia e Lettere.

Dalla stessa ricerca, si evince inoltre un calo delle iscrizioni all’università, in controtendenza con il resto d’Europa, perché è diffusa ormai la convinzione che un percorso universitario non sia garanzia di impiego né di uno stipendio migliore. In effetti l’impatto della crisi su alcuni settori è estremamente forte, ma se durante la crisi negli altri paesi osserviamo una generale crescita della quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro paese ciò non accade: secondo un’indagine del Ministero dell’Istruzione infatti, il tasso di passaggio dalla scuola secondaria all’università nell’anno accademico 2011-2012 è stato del 52%, contro il 73% dell’anno accademico 2003-2004.

Scoraggiare il proseguimento degli studi, a prescindere dal periodo del Paese, sembra però decisamente sbagliato: con il mercato del lavoro in fase di stallo, investire nella propria formazione significa non restare fermi e farsi trovare pronti una volta che la burrasca sarà passata, quando una preparazione maggiore farà la differenza.

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