La spending review colpisce ancora una volta la pubblica amministrazione. I tagli stavolta riguardano la formazione e l’aggiornamento professionale dei dipendenti di ruolo: secondo il rapporto annuale della Scuola superiore della Pa (Sspa), a partire da un dl del 2010 si è assistito ad una progressiva riduzione dei fondi dedicati alle attività formative. Nel solo ultimo anno la contrazione media nella PA è stata del 30%, con punte di oltre il 50% in meno per i lavoratori che operano nelle Camere di commercio (-60,1%), nelle Province (-62,9%) e nei Comuni (-56,7%).

Il rapporto precisa come nell’insieme delle amministrazioni censite, la spesa per le attività formative è scesa allo 0,43% della massa salariale dallo 0,61% dell’anno precedente, con una contrazione del 30%, mitigata rispetto al dettato normativo solo dall’utilizzo di fondi stanziati negli anni precedenti o di provenienza comunitaria. Nel dettaglio, spiega il dossier della Sspa, il taglio delle risorse ha comportato, rispetto al 2010, una riduzione del 9,6% del numero degli interventi formativi realizzati e una contrazione del 3,9% delle partecipazioni per dipendente.

Tutto questo penalizza ovviamente i lavoratori della pubblica amministrazione rispetto ai colleghi del privato, dove l’aggiornamento professionale rimane alla base per la competitività e la crescita aziendale. Invece di puntare ad una omogenizzazione dei due sistemi – pubblico e privato – e di favorire tutte le azioni di aggiornamento ‘in progress’, come da tempo indica anche l’Unione europea, l’Italia si distingue per questi tagli che alla lunga non potranno che portare ad un peggioramento della qualità dei servizi pubblici.

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