Giovani che non lavorano, né studiano, né sono attivi disoccupati. Sono definiti Neets e, in Italia, dal 2011 – periodo iniziale della crisi – sono saliti al 20%, un valore non solo superiore alla media Ue (13%), ma anche a Paesi come Portogallo (12%), Grecia (17%), Spagna (18%).
Più in generale, fa sapere Legambiente nel suo rapporto annuale Ambiente Italia 2013 realizzato in collaborazione con l’Istituto Ambiente Italia, tra il 2008 e il 2011 il tasso di occupazione giovanile è sceso dal 24% al 19%, altro dato preoccupante e ben al di sotto della media europea (oltre il 33%).
L’Italia, come e peggio di altri paesi mediterranei europei, mostra poi un forte gap tra uomini e donne nell’accesso al lavoro (il tasso di occupazione femminile è il 70% di quello maschile) e al reddito.
Il reddito femminile è il 54% di quello maschile, ma un forte gap si ha anche nell’accesso alle responsabilità politiche e istituzionali e manageriali, dove le donne sono il 50% degli uomini. Particolarmente drammatica è la condizione di esclusione delle donne che si registra nelle regioni meridionali. Campania, Sicilia e Puglia nel 2011 hanno fatto registrare il più basso tasso di occupazione femminile in tutta l’Unione europea. Puglia e Campania sono anche le regioni con il più ampio gap occupazionale tra uomini e donne.
In questa situazione di blocco del mercato del lavoro, è importante non sprecare tempo e puntare a migliorare la propria preparazione.
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